Così i colori diventarono arte. La passione del restauro antico in un volume di Sergio Paolo Diodato.
Il Centro. Quotidiano dell’Abruzzo. Rubrica Cultura e Società.
Mercoledì 11 agosto 2010.
L’autore descrive le tecniche pittoriche classiche attinte direttamente dal materiale letterario dei maestri medievali. «I buoni colori di una volta» ricette per conoscere i segreti dei capolavori e la loro realizzazione su tela e su tavola.
«Numero uno: vi sentite abbastanza “certosini” da poter stare seduti per otto ore al giorno davanti ad un’opera antica? Numero due: avete nel vostro bagaglio personale “un buon manico” di pennello? Cioè sapete disegnare e dipingere bene? Numero tre: vi piacciono la storia e l’arte antica? Numero quattro: vi piacciono le cose tradizionalmente ritenute belle? Numero cinque: ritenete di avere “l’occhio clinico” e le mani precise del chirurgo? Numero sei: vi interessa la chimica, la fisica, la microbiologia? Numero sette: pensate di avere abbastanza buon gusto? Numero otto: in generale preferite leggere molto e soprattutto lavorare con le mani piuttosto che chiacchierare? Numero nove: è vero che non siete allergici alla polvere? Numero dieci: è vero che non siete daltonici? Se avete risposto no ad una di queste domande lasciate stare. Vuol dire che per voi c’è un’altra strada nella quale realizzarvi».
Sergio Paolo Diodato, nato a Guardiagrele 54 anni fa, è un restauratore di valore, è docente di Restauro all’Accademia di Belle Arti di Firenze. I suoi studenti lo conoscono molto bene: competente, rigoroso, innamorato del suo lavoro pretende dagli allievi la stessa intransigenza professionale. Ora ha unito le sue passioni in un volume dal titolo «I buoni colori di una volta» […] un’opera in cui Diodato ha dato forza alle parole del suo mondo dedicando «agli allievi restauratori delle Accademie di Belle Arti» l’intero capitolo conclusivo. Che contiene il decalogo del perfetto restauratore: «Considerate anche che, nel caso diventiate dei restauratori, lavorerete sul nostro patrimonio culturale col quale non si può scherzare perché appartiene anche alle future generazioni e a tutta l’umanità. Siccome mi rendo conto della grande responsabilità che ho nei confronti delle opere d’arte sulle quali, forse, andrete a mettere le mani, e siccome sento il dovere di assolvere al meglio il compito di formatore (ancora col tradizionale metodo “a bottega”, tanto più che ci troviamo in Italia), la prima selezione dovrete farla voi con la vostra coscienza». Come? Rispondete a quelle dieci domande che rappresentano un vero e proprio esame attitudinale.
Il volume, risultato di un lungo lavoro di catalogazione e reperimento di numeroso materiale documentario rappresenta uno strumento utilissimo per i restauratori e per gli artisti, descrive le principali tecniche pittoriche classiche: affresco, encausto, tempera su pergamena e su tavola, olio su tela e tratta principalmente la lavorazione e la composizione della materia dei leganti, dei pigmenti e dei coloranti antichi, le tecniche ed i metodi pratici artigianali, originali della loro fabbricazione in modo da permetterne agevolmente il rifacimento secondo metodi scolastici medievali e rinascimentali. L’autore attinge direttamente dal materiale letterario medievale eterogeneo, proveniente da quindici fonti antiche diverse per tempi, luoghi e autori, scegliendo citando traducendo e riassumendo da ricettari datati dal 746 dopo Cristo al 1646 (ma anche da autori moderni e contemporanei) i principali procedimenti, illustrati da 400 fotografie a colori. Come sentisse il bisogno di farci vedere la luce e i colori dei capolavori antichi dopo avercene descritto i passaggi della loro realizzazione.
«Questo libro è uno strumento didattico pensato per i restauratori e per gli artisti», scrive il professor Diodato nella introduzione al libro, «che non ha certo la pretesa di voler essere del tutto esauriente in un campo così vasto, bensì solo di poter mettere l’artista o il restauratore in grado di operare praticamente come si faceva una volta per realizzare quello che oggi si trova di solito esposto nei musei». Ed ecco un affondo: «Mi riferisco in particolare agli artisti di questa generazione che, spero, vogliano preoccuparsi un poco di allungare la durata nel tempo delle loro opere. Infatti, è facilmente prevedibile, salvo inversioni di tendenza, che in futuro ci saranno problemi molto gravi riguardo alla conservazione dell’arte moderna e contemporanea, in particolare di quella pittorica e polimaterica, soprattutto a causa della deperibilità di alcuni dei materiali impiegati attualmente e dei difetti intrinseci alle procedure della loro moderna realizzazione».
Ma l’intento di Sergio Paolo Diodato è anche, e soprattutto, «quello di ripercorrere, seppur indegnamente, insieme al lettore un ideale itinerario formativo tracciato dai maestri del passato, che prima di diventare tali erano stati “a bottega” col compito fondamentale di saper fabbricare autonomamente gli attrezzi, la gran parte dei materiali da impiegare e di conoscere bene “tutto l’occorrente” per il loro lavoro. Questo impegno comporta il dover intraprendere un viaggio nel passato, per acquisire una conoscenza sommaria ma sufficiente a confrontarci col clima culturale medievale, con la loro tecnologia, ma anche col loro modo di vivere, di pregare e di operare che ha permesso la nascita di tanti capolavori, i quali alla maggior parte di noi moderni appaiono inspiegabilmente ineguagliabili sotto ogni punto di vista»
Dott. Sandro Marinacci.
Giornalista professionista. Caposervizio e cofondatore del quotidiano Il Centro.